Ossimori di guerra (25/02/2015)
Adesso le
divergenze parallele delle guerre apocrife
inficiano anche
la quadratura del cerchio dei negoziati di pace.
Intanto la guerra
virtuale
vince, divenendo
sempre più reale.
Vince, perché
sempre, in guerra, qualcuno vince e
anche quando pare
di giusto si tratti
poi
tanti, troppi
perdono e per sempre saranno solo
morti che una
volta vissero.
L'ottimismo
depressivo dei potenti ci coglierà
errare, vagamente
disperati
mentre con una
mano laveremo l'altra
sotto cascate
d'acqua fradicie di sangue.
Guerra totale,
guerra al terrore, come se la guerra
potesse finirla
col terrore anziché esploderlo
in mille rivoli
convulsi da tsunami tecnologico.
Guerra di
religione, religione della guerra
davvero trovo qui
solo equanimi differenze.
Che Dio più che
uno e trino
si trasforma in
un drone santificato,
mortifero automa
dagli effetti moltiplicati.
Guerra di
civiltà, civiltà della guerra
o solo discese
agli inferi, per arrivare
all'estremo
opposto, più che incivili
ormai solo
disumanizzati virili automi.
Cultura di
guerra, ossimoro totale e venefico,
innanzi a te
rivendico
il mio diritto ai
distinguo, la mia libertà di pensare tutti
i grigi del
mondo. Non voglio parteggiare.
Voglio indietro
la mia libertà.
Libertà di
dissentire, contendere,
litigare,
discutere, considerare e poi anche rinunciare.
Rinunciare quel
tanto che basta a preservare per sempre
tutto il mio
amore per una vita eternamente, utopicamente
senza alcuna
guerra che non sia quella salutare ed eterea
tra me e me,
ferocemente preso a imparare
come diventare
migliore dei miei violenti contemporanei.
Anche perché come
ogni sera io e lui, il mio altro da me,
ci abbracciamo
felici e in santa pace ci addormentiamo.
Le mie dita
rallentano sulla tastiera
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