giovedì 9 settembre 2010

Seattle

Sono stato due mesi a Seattle, letteralmente dall'altra parte del mondo rispetto all'Italia.

Lo stato di Washington (non la capitale degli USA) è il Far-West, il lontano West. Una porta verso oriente (Russia, Corea, Giappone, Cina) e una verso l'Alaska passando attraverso la Columbia Britannica Canadese e Vancouver.

Camminando per Seattle hai sempre sulla testa un aereo che parte o arriva dal trafficatissimo aeroporto. Se guardi il mare, c'è sempre qualche enorme porta-container in arrivo dall'oriente, un paio grandi navi europee che fanno il “pieno di grano” nella pipeline - dove arrivano treni lunghi “venti minuti”, dai granai più grandi del mondo - e più in là, ma sempre in vista, enormi e lussuosissime navi da crociera fanno sosta prima di partire per l'Alaska con il loro carico di ricchi di tutto il mondo. Insomma camminando nella calma dei bellissimi parchi, hai sempre l'impressione che qualcuno dietro di te schiocchi continuamente le dita dicendo “Dai, forza, avanti! Veloce!”

Per due mesi ho studiato quella lingua per noi latini ruvida come un puzzle all'incontrario, che è l'inglese. Ho osservato, visto, ascoltato quasi senza mai parlare. In questi tempi di voci sempre sopra le righe, fa quasi strano pensare di ascoltare, guardare e basta.

Ho molte cose di cui raccontare “per chi vuol ascoltare”. In parallelo su facebook ci saranno le foto a commento di ogni post.

Buona lettura

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